L’irregolarità della lunghezza dei mesi discende dal calendario romano, che venne adottato in tutta Europa e poi in tutto il mondo. I mesi del calendario lunare originario di Roma sarebbero variati tra i 29 e i 30 giorni, a seconda delle osservazioni delle fasi lunari. Riforme accreditate a Romolo e Numa stabilirono un anno fisso di dodici mesi. Probabilmente sotto l’influenza dei pitagorici nell’Italia meridionale, Roma considerava i numeri dispari più fortunati e fissava la lunghezza dei nuovi mesi a 29 e 31 giorni, a parte l’ultimo mese di febbraio e il mese intercalare Mercedonio. Il suo sistema imperfetto e la manipolazione politica dell’intercalare lo fecero scivolare molto fuori dall’allineamento con l’anno solare, che era noto essere composto da ¼ di 1461 giorni (piuttosto che 1460 giorni) al tempo di Metone nel V secolo a.C. Piuttosto che adottare un nuovo sistema come il calendario egiziano, che aveva 12 mesi di 30 giorni ciascuno e un mese intercalare annuale fisso di 5 giorni, Cesare mirava con la sua riforma del 46 a.C. a mantenere il più possibile la continuità con il vecchio calendario. Alla fine, Mercedonio fu rimosso, i quattro mesi esistenti di 31 giorni furono mantenuti, febbraio fu lasciato invariato a parte gli anni bisestili, e i necessari dieci giorni aggiuntivi dell’anno furono aggiunti ai mesi di 29 giorni per renderli lunghi 30 o 31 giorni.
Dal Rinascimento, l’irregolarità del sistema risultante aveva ispirato versi latini per ricordare l’ordine dei mesi lunghi e brevi. La prima forma pubblicata conosciuta apparve in un’edizione del 1488 dei versi latini di Anianus:
Junius Aprilis September et ipse November |
Giugno, aprile, settembre e novembre stesso |
Nel 2011, l’autore gallese Roger Bryan ha scoperto una forma inglese più antica della poesia scritta in fondo a una pagina di giorni dei santi per febbraio all’interno di un manoscritto latino nei manoscritti Harleian della British Library. Egli datò la voce al 1425 ±20 anni.
Thirti dayes hath Novembir |
Trenta giorni ha novembre, |
La prima versione inglese pubblicata apparve nell’Abridgment of the Chronicles of England di Richard Grafton nel 1562 come “A Rule to Know How Many Dayes Euery Moneth in the Yere Hath”:
Trenta giorni ha il novembre, |
Trenta giorni ha novembre, |
“Settembre” e “novembre” hanno ritmo e rima identici e sono quindi poeticamente intercambiabili. Le prime versioni tendevano a favorire novembre e fino al 1891 veniva data come la forma più comune della rima in alcune parti degli Stati Uniti. Ora è meno comune e anche le varianti di settembre hanno una lunga storia. Una copia manoscritta del verso del 1555 circa recita:
Trenta giorni ha settembre,
aprile, giugno e novembre;
tutti gli altri ne hanno trentuno,
ad eccezione del solo febbraio,
che ha ventotto giorni liberi
e ventinove in ogni anno bisestile.
Un’altra versione inglese precedente al 1574 si trova in un manoscritto tra i Mostyn Papers conservati alla Biblioteca Nazionale del Galles ad Aberystwyth.
Varianti appaiono in tutta Europa. La tipica forma italiana è:
Trenta giorni ha novembre |
Trenta giorni hanno novembre, |
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