Astrobiologia

L’astrobiologia è un campo di studio relativamente nuovo, in cui scienziati di diverse discipline (astronomia, biologia, geologia, fisica, ecc.) lavorano insieme per capire il potenziale di vita che esiste oltre la Terra. Tuttavia, l’esplorazione di Marte è stata intrecciata con la ricerca della vita della NASA fin dall’inizio. I due lander Viking del 1976 furono la prima missione della NASA per il rilevamento della vita, e anche se i risultati degli esperimenti non riuscirono a rilevare la vita nel regolith marziano, e portarono a un lungo periodo con meno missioni su Marte, non fu la fine del fascino che la comunità scientifica dell’astrobiologia aveva per il pianeta rosso.

Il campo dell’astrobiologia vide una rinascita a causa della controversia che circondava la possibile vita fossile nel meteorite ALH84001, e dall’enorme risposta del pubblico a questo annuncio, e dal successivo interesse del Congresso e della Casa Bianca, furono formati il Programma di Astrobiologia della NASA (https://astrobiology.nasa.gov/ ) e uno dei suoi principali programmi, il NASA Astrobiology Institute (https://nai.nasa.gov/ ).

Anche in questo periodo, il Mars Exploration Program della NASA ha iniziato a studiare Marte con una crescente attenzione alle missioni sul Pianeta Rosso. La missione Pathfinder e i Mars Exploration Rovers (Spirit e Opportunity) furono inviati su Marte per “seguire l’acqua”, riconoscendo che l’acqua liquida è necessaria per l’esistenza della vita sulla Terra. Dopo aver stabilito che un tempo Marte aveva una quantità significativa di acqua sulla sua superficie, il Mars Science Laboratory (che include il rover Curiosity) è stato inviato su Marte per determinare se Marte aveva gli ingredienti giusti nelle rocce per ospitare la vita, segnalando un passaggio al tema successivo di “Esplorare l’abitabilità”. Il MEP sta ora sviluppando la missione Mars 2020 rover (https://mars.jpl.nasa.gov/mars2020/ ) per determinare se la vita può aver lasciato tracce rivelatrici nelle rocce sulla superficie di Marte, un ulteriore passaggio all’attuale tema scientifico “Cercare i segni della vita”.

Trovare fossili conservati dagli inizi di Marte potrebbe dirci che la vita un tempo prosperava su questo pianeta. Possiamo cercare prove di cellule conservate nelle rocce, o su una scala molto più piccola: i composti chiamati biosignature sono fossili molecolari, composti specifici che danno qualche indicazione degli organismi che li hanno creati. Tuttavia, nel corso di centinaia di milioni di anni questi fossili molecolari su Marte sono soggetti ad essere distrutti o trasformati al punto che potrebbero non essere più riconosciuti come biosignature. Le missioni future devono trovare regioni superficiali dove l’erosione della sabbia soffiata dal vento ha recentemente esposto materiale molto antico, o in alternativa i campioni devono essere ottenuti da una regione schermata sotto la superficie. Quest’ultimo approccio è stato adottato dal rover ExoMars (http://exploration.esa.int/mars/48088-mission-overview/ ) in fase di sviluppo, dove saranno analizzati campioni prelevati da una profondità fino a 2 metri.