Oh, certo, potremmo discutere, ma, se non vi dispiace, non discutiamo oggi, e chiediamo una premessa per questo articolo: la nostra arte è effettivamente un’arte. Questa base, che ho posto arbitrariamente, ve lo concedo, essendo stabilita, basta chiedersi se quest’arte, la NOSTRA arte, è un’arte maggiore o minore. Può darsi, tuttavia, che alla fine di questo testo, ci siamo posti più domande su di essa che abbiamo portato risposta…

Possiamo allontanarci solo un momento dalle arti, dalla magia…. Chi non ha sentito, dopo una serie di disastri aerei nell’arco di qualche giorno, un giornalista decretare in modo erudito: “È la legge della serie”, sottintendendo una sorta di inevitabilità aritmetica, con tutto il suo rigore e i suoi termini, con tutta l’autorità di una legge scientifica. E quelli di noi non istruiti del cenno matematico serio – cosa che mente… Purtroppo, aderiamo a una dichiarazione vuota: non c’è, non c’è mai stato, in matematica, “Legge della serie” in quanto tale… Ci sono leggi statistiche, probabilistiche, tante, dalle più semplici alle più complesse, ma NESSUNA “Legge della serie”. Beh, “denigriamo” un po’: è esattamente SIMILE alla nozione di arte ‘maggiore’ o ‘minore’: non c’è nessuna definizione approvata dall’élite, accademica, intellettuale istituzionale e riferita senza dubbio… Niente di ufficiale, niente di strettamente circoscritto, niente di specifico, impostato, solo che troviamo che certi dogmi qua e là non è, di gran lunga, l’unanimità.

Un po’ di storia nella speranza di una prima definizione

Approssimativamente e senza entrare nei dettagli, possiamo dire che l’espressione “arte minore” fu creata informalmente probabilmente nell’ambiente storico del Rinascimento, per differenziare le arti FIGURATIVE (e solo queste arti) di coloro che non erano né pittura né scultura, o architettura. O, più precisamente: tutto ciò che era arazzo, metallo cesellato, pietre preziose e smalto sottile, intarsio, ecc. In qualche modo, queste attività che sono a metà strada tra l’arte “pura” e l’artigianato. Queste arti cosiddette “minori” otterranno più tardi le proprie lettere di nobiltà decretando una denominazione specifica come “arti decorative”(1).

L’espressione, per la sua apparente semplicità e la sua formulazione, ha avuto il suo piccolo successo popolare, ed è presto parlato di arti “maggiori” o “minori” su tutte le forme di arte, in modo generale… Ci sarebbero le arti maggiori (la lista è cambiata un po’ nel tempo, ma è rimasta, da un punto di vista generale, sostanzialmente più o meno la stessa: musica, danza, teatro, letteratura, pittura, scultura, architettura…) e le arti minori (la cui lista cresce al filo del tempo, del fatto delle invenzioni umane, del progresso di alcune arti… e delle fluttuazioni dovute alla vaghezza di definizione del binomio “minore/maggiore”).

Ma qual è il vero significato di queste due parole, “maggiore” e “minore”? Dovremmo vedere una connotazione gerarchica, alcune arti sarebbero più alte, più profonde, più… serie, se così possiamo chiamarle, di altre? Nello spirito del grande pubblico, sarebbe illusorio credere che non sia così: la prioritizzazione è fortemente presente nella mente delle persone: alcune arti sarebbero superiori ad altre, schematicamente.

Tuttavia, questa è solo una parte di ciò che può coprire questi due termini. Possiamo estrarre dalla nozione di gerarchia, nello stesso modo in cui nella musica un accordo minore non è né più né meno di un accordo maggiore… ma solo diverso, rispondente a scopi, a necessità diverse nella composizione. Un’arte minore non sarebbe, quindi, meno di un’arte maggiore, ma solo diversa, rispondente ad altri scopi, ad altri obiettivi. Possiamo anche considerare le due parole con un significato diverso: termini che hanno la stessa connotazione che c’è tra un bambino “minore” e un adulto “maggiore”: un’arte minore sarebbe un’arte non sfociata nella formazione. L’infanzia dell’arte, in qualche modo… Un’arte maggiore sarebbe un’arte matura. Anche qui, la nozione di superiorità può scomparire nello stesso modo in cui il mondo dell’infanzia può essere un rimpianto per l’adulto, senza per quanto egli veda una superiorità.

Come si vede, la definizione della qualità di un’arte maggiore o minore è molto sfocata, fluttuante, imprecisa, oggetto di molte controversie. Eppure dobbiamo accontentarci… Ma dove potremmo collocare l’illusionismo in tutto questo, possiamo avere altri criteri per decidere?

Un’arte può essere classificata nella sua totalità come minore o maggiore?

Per esempio, consideriamo i gioielli, che abbiamo visto essere chiaramente classificati, da un punto di vista storico, nelle arti minori… Quest’arte ha ancora prodotto dei capolavori artistici indiscussi, per esempio le affascinanti e così famose uova Fabergé

… questi ricchi oggetti artistici di senso nascosto, poco vento sono ragionevolmente classificati come oggetti d’arte minore? Altra arte quella della ceramica: arte minore anche per definizione storica, e indiscutibilmente considerata tale dal grande pubblico. Un piatto decorato con qualche bordino è ben poca cosa accanto a un ‘Guernica’, è… Ma quando Pablo Picasso, così come Jean Cocteau, cominciano a decorare piatti… siamo davvero ancora nell’arte minore? E cosa dire delle nuove arti, come il fumetto… Sì, è difficile concepire “Pim, Pam, PUM” o il “Scrooge” come arte maggiore… ma dovremmo anche classificare per amalgama in artisti come Druillet, Bilal, Schuiten e Peeters, Hugo Pratt minore e tanti altri? Continua il nostro viaggio nelle varie arti, andiamo questa volta in quelli generalmente definiti come maggiore, quindi avvicinarsi alla musica. Molti vedranno chiaramente nella nona sinfonia conosciuta come “Nuovo mondo” di Antonín Dvořák l’espressione di un’arte maggiore (2), poi anche che “Despacitos”, che è stato il tubo estivo globale 2017, sarà ovviamente memorizzato nelle arti minori della canzone, della varietà. Stiamo parlando ancora di molte della stessa arte, della musica… Il problema si addensa ulteriormente quando rende l’opera temporalmente. Sappiamo che le opere di Mozart, come “Il flauto magico”, in quanto musica laica (e anche un po’ ribelle) era, accanto alla serietà della musica ‘vera’, quella sacra, considerata alla sua creazione come una frivolezza, destinata ai piaceri volgari del popolino (nei teatri dove si dava questo tipo di musica, si mangiava, si parlava, si commentava, si piangeva, si esultava, si entrava, si usciva… lontano dal rigorismo saggio e silenzioso del nostro attuale pubblico di opere)… Ma OGGI chi metterebbe “Il flauto magico” in… arti minori emergenti dal varietà? E a volte le cose arrivano in fretta… possiamo ancora considerare la canzone conosciuta come “varietà” (nel senso più ampio) come un’arte minore, quando un Dylan ottiene con i suoi versi e cori… il premio Nobel per la letteratura, quest’arte maggiore? Accade persino che la visione, l’opinione di un’arte… si inverta completamente nel tempo: un tempo disprezzata come priva di interesse se non quello folkloristico, ora si allestiscono magnifici musei a ciò che ora dovrebbe essere descritto come… Arts First (o arti primitive). Intelligente sarebbe la persona che dichiara “minori” o “maggiori” queste arti, messe in mano nel loro contesto storico di produzione… Erano minori (e molto disprezzate, considerate come grossolane puerilità di selvaggi) fino a poco tempo fa (una cinquantina d’anni al massimo), sono diventate maggiori ora, ma non erano già da grandi combustibili al loro tempo? E torniamo alla nostra arte… pensate a Johann Nepomuk Hofzinser, spesso chiamato il “padre della magia delle carte”: a metà del XIX secolo, l’alta società viennese impegnata nell’elevazione artistica gestiva con passione i concerti, i teatri, le imprese letterarie… e le rappresentazioni di Hofzinser. Questa élite avrebbe classificato questa nuova arte che aveva scoperto, abbagliata, nella categoria delle arti minori riservate alle osterie ai cabaret volgari che lei disprezzava tanto? Niente è meno certo.

Anche se la semplicità della cosa è attraente, purtroppo la complessità del mondo è che sembra che non sia l’arte in cui noi categorie innalziamo un’opera che, di fatto, per operare una classifica “minore/maggiore”.

E, ulteriore complicazione, le arti bastano a se stesse, e altre che si modellano e si verificano in base alle produzioni di altre arti… E se l’arte magica, prendendo in prestito per costruire, molto spesso nelle arti cosiddette “maggiori”, come la musica, il teatro, o anche la pittura o anche la scultura (possiamo pensare qui al bel numero di Jérôme Murat… che non è senza ricordare, da qualche parte, la statua del comandante del Figaro di Molière). Ne parleremo più tardi anche di questa caratteristica specifica ad altre arti che praticano abitualmente l’arte magica. Come possiamo allo stesso tempo prendere in prestito dalle arti maggiori e rimanere minori?

Sembrerebbe, ancora una volta, che di semplificazione dire “tale arte COME UN TUTTO è minore, tale arte come un tutto è maggiore”, è poco pertinente, e non permette di contenere efficacemente la parola che meglio si adatta all’arte magica. Bisogna cercare altrove…

Quello

e il lavoro richiesto nella produzione di un’opera è un criterio decisivo per la classificazione da “minore” a “maggiore”?

Sembra ovvio che un’opera che non richiede un lavoro molto basso difficilmente vedrà, un giorno, premiati gli allori dell’arte maggiore… Dubito fortemente che la produzione di cordini, tessuti, che si impara in poche ore (metti qualche settimana per i più complessi… non disprezziamo chi si impegna in questa attività) possa entrare nel pantheon delle arti in futuro. Al contrario, non si può avere come un profondo rispetto per il lavoro, per anni, acrobati, trapezisti, giocolieri e… arti circensi, arti ancora loro troppo spesso considerato come minori. E qui di nuovo, la nostra cara arte, così complessa, a causa dell’estensione della sua portata, abbiamo ancora una volta problema: come una ciotola a colombe non richiede l’apprendimento di pochi minuti, come a volte ci vuole un anno-nato a dominare le manipolazioni. Come una donna segata in due ripetizioni in pochi giorni, come un codice di Mentalista può richiedere anni per essere padroneggiato… Argomento spinoso…

Nessuno obietterà che non è la ‘scatola’ che ha fatto il valore del trucco, ma la messa in scena (risultante, quindi, il teatro, arte ormai considerata maggiore…), la coreografia (emergente dalla danza, arte ormai considerata maggiore), la musica (stessa)… che richiedono molto lavoro, e si aggiungeranno certi numeri di manipolazione in una rumorosa esibizione vuota di una successione di tecniche impressionanti ma insipide, una dimostrazione di digitale senza agilità grande senso, nonostante l’enorme lavoro richiesto a monte per produrre… Bisogna notare che siamo tornati al fatto che la nostra arte prende in prestito entrambi gli altri per esprimersi pienamente…

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Altri dicono ancora che la semplicità a volte è molto meglio, più profonda, toccando un pesante lavoro di modellazione che affoga tutto sotto un imballaggio troppo pesante. Ricordava la scena in “Yoyo” del grande Pierre Etaix (foto 1), dove gli portava, per sottoporlo alla sua approvazione un clown rappresentato su un manifesto pubblicitario, manifesto troppo variegato, sovraccarico, dal colore sgargiante, quasi aggressivo, molto nello spirito di quello che succedeva nei circhi nel materiale pubblicitario degli anni 50, e che certamente richiedeva ore di lavoro da parte dell’artista… Pierre Etaix restituisce il manifesto, e traccia sul retro in bianco, in quattro to-con- des, con tre linee e due colori, un bel clown disordinato, queste poche linee esprimono la quintessenza dell’arte del clown molto più dell’armadio originale grondante di colore… Poca quantità di lavoro? È dimenticare la somma intellettuale, di riflessione, di ricerca che deve essere fornita per raggiungere finalmente questa semplicità. Semplicità che si può trovare anche in una falsa complessità, e dettagli soffocati, come nell’arte detta… ingenua, per esempio al

Douanier Rousseau! Semplicità di cui dubito però, tornando allo specifico della nostra arte, che possiamo esprimere… con una ciotola con le colombe! Albert Einstein disse: “ogni uomo intelligente può rendere le cose più complicate. Ma ci vuole del genio per renderle più semplici. “David Copperfield non ha detto altro: “Il più difficile è avere l’idea più semplice”. Lance Burton o: “La parte più difficile del trucco non è aggiungere o trovare cose; ma toglierle e purificare il massimo del trucco. “. E ancora meno Dai Vernon: “Se un trucco richiede due movimenti, è un buon trucco. Se ne richiede uno, è un ottimo trucco. Se non ne richiede nessuno, è un trucco brillante! “Sembra qui che il criterio dell’opera non sia conclusivo nella classificazione in arte maggiore e minore, e ci permette solo di rispondere imperfettamente alla nostra domanda iniziale. Ma cogliamo l’occasione di avere il di Pierre Etaix nel tentativo di trovare un altro metodo per decidere la questione sulla nostra arte…

Tentiamo un confronto con un’arte di evoluzione folgorante: il cinema.

Cambiato in pochissimo tempo (un centinaio d’anni, poco rispetto alla storia dell’articolo) da una discreta attrazione, a un’arte a tutti gli effetti che molti considerano ormai come eminentemente importante il cinema e la magia hanno molto in comune. Per la loro storia (non offenderò mai nessuno per invocare il ricordo di Méliès… al quale anche il cinema ha ampiamente e spesso reso omaggio, fino al recente “Hugo Cabret” di Sorcese). Per la loro funzione: sono entrambe arti dell’illusione, che danno una realtà “finta”. Al loro fianco colpisce tutto, ispirandosi e utilizzando le altre arti (ancora una volta…) come nella sua estetica, la pittura (sarà considerato, tra decine di altri, “Ran”, Kurosawa), in uno dei suoi sottogeneri, la danza (musical), nella sua costruzione della trama, la sua messa in scena, l’opera… e così via. Quota della loro portata qualitativa, fatta per il cinema, rape indigenti, cose leggere (anche se… un Chaplin e il suo charlot, semplicemente “divertente”, non è diventato un punto di riferimento dell’arte cinematografica… NEL CORSO DEL TEMPO, questo tempo che cambia la nostra percezione di un’arte, come abbiamo detto sopra?) fino a teste di capolavori universalmente riconosciuti come “Citizen Kane”. Molti registi, e non ultimi (anche una volta, si pensi a Pierre Etaix, che è stato premiato con un Oscar d’onore, ricordiamolo) sono stati affascinati dalla magia…

Cosa fa sì che certe opere d’arte, solitamente qualificate come settime, raggiungano un nuovo status, più alto, più rispettabile, più… “artistico”?

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Forse dobbiamo scavare per cercare il significato, l’intellettualizzazione, la profondità… Tutte cose che la nostra arte non è disponibile finora, o presenteremo solo le premesse, con per esempio l’opera di magia cosiddetta ‘strana’, o ancora di più per il cosiddetto ‘nuovo’. Orson Welles (foto 2), innamorato e praticante della magia, ha visto in quest’arte un potenziale per il quale aveva, lui, non la creatività, l’invenzione, il talento, il genio che aveva per il film, quindi lo sublima anche lui, solo per praticare una maniera superficiale, per il suo divertimento?

L’inizio della nostra risposta è forse lì: profondità intellettuale, il messaggio che porta, nel senso, un’opera può essere descritta come rientrante nell’arte maggiore o minore.

Concludiamo concludendo leggermente…

Parliamoci chiaro: l’illusionismo, attualmente, è effettivamente considerato nel “mainstream” e negli ambienti intellettuali come “arte minore”. Ma abbiamo visto che: “minore” e “maggiore” non significa necessariamente e obbligatoriamente “inferiore” e “superiore”… Molti maghi sono, volutamente, soddisfatti, e vogliono confinarsi in una semplice arte di intrattenimento, non cercano più di scavare, di andare oltre. Questa non è certo una nota deprecatoria: si tratta di un approccio ammirevole sotto ogni punto di vista, e degno di rispetto: intrattenere, con qualità, il compagno non è facile, tutt’altro… E, in ogni società, ci sono divertimenti relativamente banali, valvole necessarie per la durezza del mondo. Si ricorderà che la ‘speculazione di mercato’, il famoso show business, non è mai come in tempi di grande crisi, uno sbocco essenziale e vitale alle cure della vita quotidiana per una popolazione.

Ma abbiamo anche visto che non è il semplice nome dell’arte in cui si classifica un’opera che la qualifica per minore o maggiore. È l’opera in sé, la creazione dell’artista, che può essere, indipendentemente dall’arte in cui si classifica, considerata minore o maggiore. Su questa base, perché un mago non potrebbe produrre un’opera maggiore quando bene anche l’illusionismo dovrebbe essere ordinato, generalmente, PER ORA (ricordiamo, come abbiamo visto: “Tempora mutantur e il nostro mutamur in illis”) nelle arti minori?

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Gérard Bakner

Tuttavia, dobbiamo riconoscere che questa grande opera, universalmente conosciuta e ri-conosciuta, ebbene… non l’abbiamo ancora prodotta. Non abbiamo ancora la nostra Gioconda, la nostra Venere di Milo, il nostro ‘piccolo Principe’, il nostro ‘Bolero’, il nostro ‘Amleto’… Abbiamo scoperto che, per molti di loro che invidierebbero, i maghi non osano fare il passo, non osano intellettualizzare. Forse in questa mancanza di ricerca del “senso profondo”, c’è una sorta di complesso d’inferiorità degli illusionisti, che possono comunque avere un talento incredibile. Possiamo quindi vedere una decisione degli illusionisti stessi che è una censura, che si astengono dall’ad-vestire questa altezza di pensiero. Così, un Magritte e il suo “questa non è una pipa” saranno di competenza dell’arte maggiore, e un James Dimmare che fuma una pipa invisibile, con la sua classe e la sua ironia, sarà confinato all’arte minore… Questi maghi fanno a meno di incorporare che anche il principio dell’illusione sembra intrinsecamente fuori dal campo della frivolezza, dell’aneddotica, del divertimento e… nient’altro. Ma non sono forse questi stessi maghi, nonostante il loro desiderio frustrato, che sono rinchiusi in questo falso cami- sole? Quando Dalì produce un’illusione di op- litica con il suo “busto di Voltaire”, sono le porte dei grandi musei che si aprono e le interpretazioni, le analisi e gli studi degli accademici che scrivono… Allo stesso modo di Arcimboldo, o Escher… Queste sono solo alcune… illusioni… E che dire del lavoro attuale di Francis Tabary (foto 3), di Gerard Bakner? (Foto 4) Per quale mistero un Brachetti diventa improvvisamente un “Molière” teatrale (3)? Sentiamo: “Sì, quello che producono è grande, e muovono le linee artistiche, intellettuali, della magia, certo, ma di fatto, non sono maghi, illusionisti… “

Diremmo che non appena un mago passa ad un livello artistico considerato maggiore, quello che sta facendo non è più l’illusionismo, la magia? Sorprendente circolo vizioso: quando l’arte magica produrrebbe un’opera ‘maggiore’, questo salto artistico declassa l’opera ad un’altra arte… e sarebbe quindi più conservata nell’area dell’arte magica… Questo è sufficiente per alimentare i nostri pensieri e dare ragione una seconda volta al professore: “Ci fermiamo sempre a pensare troppo presto.”

Paradosso difficile da risolvere, ma intrinseco alla nostra arte, che è proprio quella… dei paradossi, e… È L’UNICA ad avere questa caratteristica nei suoi geni. Arte paradossale anche nell’umile tentativo di introspezione come viene praticato in questo articolo, poiché dobbiamo concludere che decisamente… la magia è forse un’arte minore… ma è un’arte praticata da grandi artisti.

Norbert Ferré – 29 settembre 2017

1 : Si noti, tuttavia, che osserveremo, anche molti anni dopo, lo stesso fenomeno, all’esplosione consumistica degli anni 50/60, con la nascita di una nuova arte chiamata “arti domestiche”.

2 : Si noti quanto detto da Anton Dvorak, in un articolo pubblicato il 15 dicembre 1893 sul New York Herald Tribune: “Non ho usato nessuna delle canzoni indiane. Ho semplicemente scritto temi originali che comprendono le peculiarità di questa musica e, utilizzando questi temi come soggetti, ho sviluppato con i mezzi moderni, contrappunti ritmi e colori orchestrati loro. “Pertanto, questa Sinfonia è stata fortemente influenzata da… gli indiani d’America, tuttavia fortemente visti all’epoca come selvaggi, primitivi, “inferiori”, ed essendo considerati come se non avessero prodotto nulla di veramente artistico, anche da un punto di vista minore, e, anzi, ancora meno maggiore.

(1) 3 : Le “Molières” sono premi in Francia per il mondo dello spettacolo, così come i “Cesari” lo sono per il cinema. Sono un po’ equivalenti al premio

Karl Skraup in Germania.