Noi di Austin City Limits abbiamo appreso con tristezza la notizia della morte del cantautore texano Eric Taylor lunedì 9 marzo, dopo mesi di cattiva salute. Aveva 70 anni.
Anche se nato in Georgia, Taylor era una figura chiave nella scena cantautorale texana dei primi anni ’70. Dopo essersi arenato a Houston nel 1970 sulla strada per la California per mancanza di soldi, si è integrato nei club folk, affinando il suo mestiere sotto la spinta di Guy Clark e Townes Van Zandt. A sua volta, ispirò la generazione successiva, colmando il divario tra l’era Clark/Van Zandt e quella di Robert Earl Keen e Lyle Lovett, su cui ebbe un’influenza particolarmente profonda.
Dopo il suo debutto discografico nel 1976 sulla compilation di cantautori di Houston Through the Dark Nightly, Taylor pubblicò il suo primo album Shameless Love nel 1981. Passeranno altri quattordici anni prima del suo secondo, omonimo LP, pubblicato nel 1995 dall’etichetta di Austin Watermelon Records. Sono seguiti altri sette dischi, compreso Scuffletown del 2001, che ha occasionato la sua prima apparizione come headliner ad Austin City Limits. Le sue canzoni sono state coperte da Lovett e Nanci Griffith, che lo ha definito “il William Faulkner della canzone d’autore del nostro tempo”.
“Il grande dono di Taylor erano i personaggi che egli animava con abbastanza mitologia da rendere indistinguibili il reale e il fittizio”, ha scritto Andrew Dansby nello Houston Chronicle. “La realtà di un dato nome non aveva importanza: contavano i temi della ricerca e della resistenza.”
Taylor è apparso per la prima volta su Austin City Limits come ospite nell’episodio della venticinquesima stagione di Lyle Lovett nel 2000, in cui quest’ultimo ha reso omaggio ai cantautori texani che lo hanno ispirato. Ecco Taylor e Lovett che eseguono “Hemingway’s Shotgun”.
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