La Chiesa cattolica ha reagito furiosamente alla politicizzazione dei simboli religiosi da parte del signor Salvini. Pietro Parolin, il cardinale segretario di stato, ha rimproverato il ministro, dicendo che “è sempre pericoloso invocare Dio per se stessi”. Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana, ha descritto il signor Salvini come il “tedoforo di un cattolicesimo tutto suo, molto distante dall’insegnamento del Papa e della Chiesa.”

Una fonte di tensioni tra il signor Salvini e la chiesa risiede nella retorica aggressiva anti-immigrazione del ministro e nelle sue politiche. L’anno scorso, il signor Salvini ha ordinato ai porti italiani di bloccare l’attracco delle barche di salvataggio dei migranti; ha anche spinto con successo per una legge che ha imposto nuove restrizioni sui richiedenti asilo in Italia e ha dato al suo ufficio poteri praticamente incontrollati per vietare l’ingresso di qualsiasi nave nelle acque italiane. Questi sforzi lo hanno messo direttamente in contrasto con Papa Francesco, che ha fatto dell’accoglienza dei migranti un tema centrale del suo pontificato.

Ma se milioni di cattolici stanno votando per il signor Salvini – i sondaggi mostrano che il 33% dei cattolici praticanti ha votato per la Lega, rendendola il primo partito tra i frequentatori della chiesa – potrebbe anche essere perché sta riempiendo un vuoto nella politica italiana lasciato dal ritiro della chiesa stessa, sotto Francesco, dal dibattito politico.

L’ansia della chiesa di Francesco di castigare i politici che fanno riferimento al cristianesimo rappresenta una netta rottura con le politiche di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno cercato di mantenere le opinioni della chiesa rilevanti nelle società, compresa l’Italia, che sono diventate sempre più secolari. Sotto questi papi, i portavoce della Chiesa hanno criticato le unioni civili e i matrimoni omosessuali sia in Italia che all’estero, e hanno fatto campagna contro procedure come la fecondazione in vitro.

Ma Papa Francesco ha abbracciato un nuovo modello. In un discorso alla chiesa italiana nel 2015, ha chiesto la fine dei cosiddetti vescovi-piloti, pastori clericali che cercano di dirigere le scelte politiche del loro gregge. Francesco ha esortato i leader della chiesa a limitare la loro azione alla dimensione pastorale. Il messaggio era coerente con la sua idea che i vescovi dovrebbero essere “pastori che vivono con l’odore delle pecore”, prendendosi cura dei poveri e degli emarginati piuttosto che ossessionarsi sulle questioni sociali. (Alcuni critici, tuttavia, hanno sostenuto che la chiesa sotto Francesco non si è tanto ritirata dalla politica quanto ha abbracciato un diverso tipo di politica – che nonostante le sue proteste, la chiesa di Francesco non ha liquidato i vescovi-piloti, ma piuttosto ha ordinato loro di pilotare sottilmente il popolo cattolico in una direzione diversa, più progressista.)

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